Per un cliente operante nel settore della moda, abbiamo svolto verifiche dei requisiti ambientali indoor.
Con riferimento al microclima, abbiamo verificato il rispetto dei requisiti di comfort termico dettati dai dispositivi normativi, mediante la valutazione degli indici di comfort termico globale e, per i compiti lavorativi più sedentari, degli indici di discomfort locale.
Gli esiti dell’indagine microclimatica relativa alla stagione di raffrescamento hanno restituito che in circa la metà dei punti di misura non sono soddisfatti i valori obiettivo stabiliti per gli indici di comfort, evidenziando possibili disagi da caldo per gli addetti.
Considerato che la temperatura dell’aria risulta quasi ovunque prossima alla temperatura di 26 °C, valore minimo previsto per il periodo estivo dal DPR 74/2013 (“Regolamento recante definizione dei criteri generali in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici”), la miglior soluzione consiste nel modificare l’abbigliamento optando per uno più leggero. L’azienda ha quindi rivisto la divisa fornita a commesse e commessi e ne ha studiato un modello con un minor isolamento termico; questo inizialmente aveva infatti un valore di poco superiore a 1 clo, che è piuttosto elevato per un vestiario da indossare nella stagione calda. Una misura di riduzione può essere rappresentata anche dal mantenere chiusa la porta di accesso al negozio, iniziativa che può andare anche a vantaggio dei consumi energetici e alla riduzione della concentrazione di agenti inquinanti dovuti anche allo smog cittadino.
Segnaliamo che nell’estate 2022, per gli uffici pubblici, la temperatura minima estiva risulterà modificata dalla nota “operazione termostato” voluta dal Governo Draghi per ridurre i consumi energetici e si alzerà a 27 °C, risultando ancor più determinante regolare il comfort termico a partire dall’abbigliamento degli occupanti.