Legionella

Legionella

La Legionella è un agente biologico, ovvero un microrganismo che può provocare infezioni, allergie o intossicazioni.

Sulla base della classificazione degli agenti biologici in quattro gruppi in base alla loro pericolosità, capacità di propagazione e disponibilità o meno di adeguate misure profilattiche o terapeutiche, il batterio della Legionella rientra negli agenti biologici del secondo gruppo, potendo causare malattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori.

Le verifiche della presenza di Legionella possono dare risultati contraddittori anche a fronte di condizione di prelievo e di analisi apparentemente omogenee. Queste discrasie sono molto critiche nel momento di verifica degli organi preposti al controllo. In questo intervento CeSNIR si riassumono le principali motivazioni che possono comportare risultati diversi, agevolando in questo modo le repliche ad eventuali contestazioni.

Ambienti Indoor

Ambienti Indoor

E’ poco probabile che si propaghi nella comunità e sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche.

“Legionellosi” è la definizione di tutte le forme morbose causate da batteri del genere Legionella; solitamente si manifesta sotto forma di polmoniti o febbre ed è una malattia infettiva grave ed a letalità elevata

La Legionella è un microrganismo ubiquitario, si può trovare, cioè ovunque, ma la principale modalità di trasmissione della malattia avviene attraverso inalazione di aerosol contaminati come possono essere quelli di un impianto idrico o delle torri di raffreddamento

Il riferimento di legge è costituito dal titolo X del decreto 81/08 intitolato: “Esposizione ad agenti biologici”; nel caso della Legionella, una sua presenza negli ambienti di lavoro nella maggior parte dei casi è involontaria; l’eventuale esposizione è classificata come non occupazionale e viene trattata come se avvenisse in ambito domestico; per questo motivo eventuali misure di prevenzione o protezione devono essere attuate dal datore di lavoro e non possono essere a carico del lavoratore, a meno di situazioni di emergenza.

Alcuni dei fattori che ne favoriscono l’insorgere sono: l’età avanzata, il fumo di sigaretta, la presenza di malattie croniche e l’immunodeficienza.

Il rischio di contrarre la malattia è principalmente legato alla suscettibilità del soggetto esposto e dall’intensità dell’esposizione, determinata da quantità di Legionella presente e da tempo di esposizione.

Descrizione del servizio

Valutazione della concentrazione di Legionella

Ce.S.N.I.R. si occupa della valutazione della concentrazione di Legionella attraverso il prelievo in vari punti rappresentativi dell’impianto idrico, sia nel circuito acqua calda che in quello acqua fredda, di campioni da 1 litro di acqua con delle bottiglie sterili in polietilene, che poi vengono spedite ai laboratori convenzionati entro 24 ore dal campionamento, dove vengono analizzati attraverso una metodologia facente riferimento alla norma UNI EN ISO 11731:2017, in particolare con il metodo della filtrazione con procedura di lavaggio (par. 8.4.3.2 della norma).

La Legge non stabilisce dei limiti per la concentrazione di Legionella in acqua, misurata in UFC (unità formanti colonia) /litro; tuttavia, sono state definite delle linee guida che permettono di avere delle indicazioni sui passi da compiere in base all’intervallo in cui si trova il valore riscontrato nei campioni; nello specifico si tratta delle “Linee guida per la prevenzione ed il controllo della legionellosi”, approvate in Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 7 maggio 2015.

Tipi di intervento indicati per concentrazione di Legionella (UFC/L) negli impianti idrici a rischio legionellosi esercitati in tutti i siti

Legionella (UFC/L)Intervento richiesto
Sino a 100In assenza di casi:
Verificare che la struttura abbia effettuato una valutazione del rischio e che le misure di controllo elencate nelle presenti linee guida siano correttamente applicate

In presenza di casi:
Verificare che siano in atto le misure di controllo elencate nelle presenti linee guida, sottoporre a revisione la specifica valutazione del rischio ed effettuare una disinfezione dell’impianto

Tra 101 e 1.000In assenza di casi:
– Se meno del 20% dei campioni prelevati risulta positivo l’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi, dopo aver verificato che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. Se il risultato viene confermato, si deve effettuare una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato, dopo l’applicazione delle misure correttive.

– Se oltre il 20% dei campioni prelevati risultano positivi, è necessaria la disinfezione dell’impianto e deve essere effettuata una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi.

In presenza di casi:
A prescindere dal numero di campioni positivi, è necessario effettuare la disinfezione dell’impianto e una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato dopo la disinfezione, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi

Tra 1001 e 10.000In assenza di casi:
– Se meno del 20% dei campioni prelevati risulta positivo l’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi, dopo aver verificato che le correnti pratiche di controllo del rischio siano correttamente applicate. Se il risultato viene confermato, si deve effettuare una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato, dopo l’applicazione delle misure correttive.

– Se oltre il 20% dei campioni prelevati risultano positivi, è necessaria la disinfezione dell’impianto e deve essere effettuata una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi.

In presenza di casi:
A prescindere dal numero di campioni positivi, è necessario effettuare la disinfezione dell’impianto e una revisione della valutazione del rischio, per identificare le necessarie ulteriori misure correttive. L’impianto idrico deve essere ricampionato dopo la disinfezione, almeno dagli stessi erogatori risultati positivi

Superiore a 10.000Sia in presenza che in assenza di casi, l’impianto deve essere
sottoposto a una disinfezione (sostituendo i terminali positivi) e a una
revisione della valutazione del rischio.
L’impianto idrico deve essere ricampionato, almeno dagli stessi
erogatori risultati positivi

A seconda dei risultati dell’analisi effettuata dai laboratori si può intervenire sull’impianto idrico con una serie di misure di prevenzione e riduzione della contaminazione a lungo o breve termine, elencate nell’allegato 13 delle Linee guida 2015; le misure a breve termine hanno tempi di realizzazione veloci e consistono nella decalcificazione degli elementi meno usurati mediante immersione in soluzione acida e successiva disinfezione, e nella sostituzione di giunti, filtri ai rubinetti, soffioni e tubi flessibili usurati alle docce, nonché di ogni altro elemento di discontinuità; devono essere attuate anche per non vanificare eventuali provvedimenti più importanti, come la disinfezione completa dell’impianto attraverso ad esempio trattamento termico, irraggiamento UV o clorazione, necessari quando si riscontrano nei campioni di acqua prelevati valori di UFC/L elevati.