Stress termico WBGT

Il metodo WBGT per la valutazione dello stress termico da caldo: ratio e corretto uso

pubblicato il: 19 marzo 2019

Abstract

Il rischio da stress termico da caldo si può concretizzare per quei lavoratori che operano in un microclima severo (caldo, ovviamente). La valutazione del rischio microclima, in questi casi, ha lo scopo di garantire che l’ambiente termico riferibile al lavoratore non costituisca un serio pregiudizio per la sua salute.

In questo articolo desideriamo brevemente raccontare com’è nato e per quali scopi è stato pensato, l’indice di valutazione per lo stress termico da caldo denominato WBGT (Wet Bulb Globe Temperature).

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La metodologia WBGT

In generale, le valutazioni del rischio microclima, si distinguono tra:

  • quelle di comfort termico, indirizzate agli ambienti di lavoro indoor, intesi come “ambienti non soggetti alle prescrizioni indirizzate alla tutela dei lavoratori contro gli effetti derivanti dall’esposizione a sostanze nocive” (vedi UNI ES ISO 16000-1:2006);
  • quelle di stress termico, condotte con lo scopo di preservare i lavoratori dagli effetti avversi per la loro salute negli ambienti di lavoro produttivi (nei quali risulta applicabile il Titolo VIII del D.Lgs 81/08, “Agenti Fisici”).

WBGT, acronimo di Wet Bulb Globe Temperature, è un indice con il quale si può valutare il rischio connesso con lo stress termico dei lavoratori, nel caso di microclima severo, caldo.
È un indice elaborato su base empirica durante gli anni ’50 dall’esercito americano come parte di un programma applicato per ridurre le vittime dello stress termico da calore nella Marina degli Stati Uniti. Il metodo è stato elaborato con l’intento che potesse essere facilmente utilizzato in un ambiente lavorativo, consentendo una diagnosi rapida.

Una conseguenza di questo compromesso tra facilità d’uso e accuratezza, è che il metodo risulta applicabile alla valutazione dell’effetto medio del calore durante il periodo di attività del lavoratore, ma non consente di valutare lo stress termico derivante da esposizioni al caldo per brevi periodi. Inoltre, nella sua versione originale (rimasta in vigore sino al novembre 2017), non consentiva di stimare l’effetto dell’abbigliamento protettivo o altri DPI.

Pertanto, l’indice WBGT dovrebbe essere utilizzato per valutare se esista o meno un problema correlato con lo stress termico (microclima severo caldo), accertando se i valori di riferimento vengono superati. In tal caso, è bene ricorrere a standard più avanzati per fornire una stima più accurata del grado di stress.
Il metodo prevede la misurazione delle seguenti grandezze termoigrometriche:

  • temperatura dell’aria a bulbo umido a ventilazione naturale (tnw);
  • temperatura di globotermometro (tg);
  • temperatura dell’aria (a bulbo secco) solo in caso di irraggiamento solare (ta).

Il risultato è espresso mediante un indicatore che combina le due grandezze di cui sopra (tre in caso di irraggiamento) tramite la seguente somma pesata:

WBGT = 0.7 tnw + 0.3 tg (in assenza di irraggiamento solare)
WBGT = 0.7 tnw + 0.2 tg + 0.1 ta (in presenza di irraggiamento solare)

Come si nota, la maggior importanza è data alla temperatura di bulbo umido e la sua miglior risposta è restituita quando si prendono in considerazione soggetti poco coperti e con indumenti ad alta permeabilità al vapore. La norma assume che l’ordinario abbigliamento da lavoro per un soggetto esposto al caldo sia caratterizzato da un indice di isolamento termico pari a 0.6 clo e un indice di permeabilità al vapore pari a 0.38.

Il principio di questo metodo per la valutazione dello stress termico in un microclima severo caldo, si basa sull’assunzione che gli scambi di calore tra la strumentazione di misura e l’ambiente, replichino quelli tra essere umano e ambiente e che pertanto l’impatto dello stress termico sulla persona sia direttamente correlabile con le letture della strumentazione. Questo naturalmente è vero solo in parte e dipende dallo specifico contesto (grado di umidità, ventilazione dell’aria, vestizione della persona, permeabilità al vapore dell’abbigliamento, …).

La revisione 2017 della metodica WBGT (UNI EN ISO 7243:2017) introduce una correzione a questo indice di stress termico al fine  di contemplare anche i casi in cui l’abbigliamento indossato dal lavoratore risulta differente dall’ordinario abbigliamento da lavoro, soprattutto per quel che concerne la permeabilità al vapore. I termini correttivi sono detti CAV (Clothing Adjustement Value). Pare tuttavia una imprudente forzatura, quella di utilizzare un indice di esposizione come il WBGT, considerato grossolano e adatto a valutazioni del rischio microclima solo a livello di screening (leggasi “preliminare”), a dei casi che richiedono invece la massima attenzione, se si considera quale importante impatto sullo stress termico può avere l’abbigliamento protettivo (cfr. “Gli effetti dell’abbigliamento protettivo (dpi) sullo stress termico” in questa stessa sezione). Si consideri che per questi stessi casi non può essere impiegato nemmeno il più sofisticato indice PHS (si veda in proposito “Valutazione dello stress termico per lavoratori sottoposti ad alti carichi, in regime di non applicabilità delle metodiche WBGT e PHS (dBA 2018)” nella sezione pubblicazioni).

Bibliografia

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